Voglia di ribellione

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di Salvo Barbagallo

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In qualche altro Paese si direbbe “Voglia di ghigliottina”, ma in Italia la ghigliottina non è mai stata di moda: era preferita la mannaia. La ghigliottina la usava, dai tempi dei tempi, lo Stato Pontificio, che l’ultima volta l’adoperò Il 24 novembre 1868 mandando a morte due giovani “terroristi”, Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti. I due erano colpevoli d’aver compiuto un attentato contro una caserma pontificia. La ghigliottina, nell’immaginario collettivo, è comunque legata alla Rivoluzione Francese e alla decapitazione di Luigi XVI e Maria Antonietta: come dire, il furore del popolo contro i “governanti”.

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No, sicuramente oggi in Italia non c’è “voglia di ghigliottina”, ma di certo sta crescendo la voglia di ribellione da parte di collettività frustrate a seguito delle controverse e contraddittorie misure di sicurezza che vengono adottate per fronteggiare i contagi del Coronavirus. Le proteste di ieri a Napoli e a Roma potrebbero essere una dimostrazione di ciò che l’attuale Governo si ostina a non vedere: la “rabbia” della gente, degli operatori che vedono distrutte le loro attività senza ottenere i necessari supporti per superare la grave crisi economica.

Appare superficiale e strumentale sostenere che la protesta di piazza venga “pilotata” dalle forze criminali, la cui presenza di certo non è da escludere, ma non sembra opportuno “bollare” aprioristicamente le rivolte e chi vi ha preso parte come frutto di delinquenza. Probabilmente – è questa opinione diffusa fra chi sta per strada – quanti stanno governando ora il Paese vivono in un’altra realtà, non a contatto con quanti si vedono costretti a chiudere i loro esercizi commerciali e non hanno come sbarcare il lunario.

Indubbiamente nessuno può disconoscere i danni che sta provocando la Pandemia: il crescente numero di contagiati dal virus e il crescente numero di vittime che si registrano ogni giorno, mostrano la gravità della situazione. C’è da dire, però, che mettere in evidenza quotidianamente “soltanto” i “numeri” del disastro, senza fornire delucidazioni adeguate su quanto accade, ma mettendo in bella mostra all’interno del Governo i contrasti sui metodi (presunti?) per superare la tragicità di un momento che si protrae da mesi e mesi, porta inevitabilmente alla perdita di credibilità delle stesse Istituzioni.

Piuttosto evidenti le carenze, le inefficienze e le insufficienze nel “gestire” gli organismi che hanno il compito di tutelare la “salute” dei cittadini: è questo che sta finendo con lo scatenare il malcontento nella popolazione. Una popolazione, fra l’altro, ossessionata da una informazione a senso unico, che non lascia spazio a una qualsiasi prospettiva di “svolta”.

C’è ormai la convinzione che le cose andranno a peggiorare e l’esasperazione cresce.

Si cerca di non usare il termine “lockdown”, però di fatto le misure restrittive andranno ad accrescersi. E’ inevitabile.

Voglia di ribellione? Crediamo piuttosto “voglia di reagire” ad uno stato di cose che sta diventando insostenibile. Che si approfitti di ciò la criminalità o la cosiddetta “eversione” è più che possibile, ma la responsabilità non deve essere ricercata fra le collettività esasperate: l’avere al Governo personaggi che decidono di dare “premi” a chi compra i monopattini e non sopperire alle necessità di quanti lavorano, questo sì che dovrebbe essere considerato “criminale”.

Voglia di reagire? La gente non ha strumenti per farlo. Certo, la gente potrebbe esprimere la sua volontà attraverso le elezioni, ma guai a parlare di elezioni con chi si sta adoperando a distruggere la Costituzione Italiana.

Come dicono i francesi, l’Italia è in un cul-de-sac: cioè, in un vicolo cieco.

Gli attuali governanti del Paese non sono sprovveduti, come molti suppongono: se pur nelle loro conflittualità, sanno bene ciò che fanno. Spesso favoriscono un gioco delle parti per alimentare alibi ed alzare paraventi sulle responsabilità individuali.

È da ritenere che Governanti e Forze dell’Ordine abbiano messo in conto le proteste di piazza: lo ha previsto il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, lo ha previsto in tempi non sospetti lo stesso ministro degli Interni, Luciana Lamorgese. Lo ha previsto anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che martedì prossimo terrà il Consiglio Supremo di Difesa nel cui Ordine del giorno c’è l’esame delle conseguenze dell’emergenza sanitaria.

Quindi, molta attenzione alle proteste di piazza e ai “Gruppi eversivi”. E in merito vorremmo capire il significato che si dà a “Gruppi eversivi”: “eversivi” di cosa?

Se non fosse per la tragicità della situazione provocata dalla Pandemia, verrebbe da dire che si assiste ad una telenovela di basso profilo. Purtroppo così non è.

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